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Soleggiato di Marabino - Quando il vino e il sole fanno l'amore!

Marabino Soleggiato Perpetuo Val di Noto Sicilia

Soleggiato di Marabino - Quando il vino e il sole fanno l'amore!

Marabino

C.da Buonivini – 96017 Noto (SR) – ITALIA
Tel: +39 335.5284101
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Mai ci verrebbe in mente di mettere una bottiglia di vino al sole.

Invece Pierpaolo Messina, viticultore e patròn di Marabino, nella Val di Noto, ha avuto questa illuminazione, radiosa al punto di produrre un vino unico e di rara bellezza. Proprio così, un vino ossidativo, secco, che lascia senza parole per la sua capacità espressiva, elaborata su un linguaggio tutto suo, che si fa bene intendere e apprezzare.

Pierpaolo cercava il modo di produrre un vino ossidativo con l’uva del suo territorio, il moscato di Noto, e voleva assolutamente ottenere qualcosa di molto personale.

E ci è riuscito in pieno.

Quando sono venuta a conoscenza della sua storia e del suo Soleggiato ho pensato ad un detto napoletano che spesso mi rivolge mio padre quando mi intestardisco: "chi fraveca e sfraveca, nun perd’ maj tiemp’ – che tradotto vuol significare ”chi fa e disfa prima o poi trova la giusta soluzione, anche se a qualcuno quell’insistenza è sembrata inutile”.

Quel provare e riprovare ad ossidare il moscato in botti scolme però si rivelava una strada fallimentare, perché quest’uva aromatica non cedeva la sua grinta.

Il fato ci ha messo del suo.

Evidentemente sapeva che Pierpaolo sarebbe stato capace di creare qualcosa di straordinario. Scopre per caso in un libro l’antico metodo del soleggiamento che conferisce complessità al vino. Tecnica frugale e semplice, alla portata di tutti. Bastava mettere il vino in damigiane di vetro scolme, ben tappate, e poi esporle al sole.

Soleggiato di Marabino - Quando il vino e il sole fanno l'amore!

Da qui la voglia di provare.

Così quell’assemblaggio di vini da moscato, sia secchi che dolci, di annate diverse, con i quali aveva provato a produrre il suo ossidativo, dopo passaggi ben pensati in botti di differenti essenze, lungo un tempo di 30 mesi, arrivano nelle damigiane di vetro e passano sotto il sole, fino a superare i 50°. Tutti avremmo gridato allo scandalo nel vedere una cosa simile. Eppure quel vino perpetuo si è innamorato del sole, e viceversa. Insieme hanno generato un’opera d’arte. Sì, non esagero, lo ritengo tale.

Dopo dodici mesi quel Soleggiato perpetuo ha smesso di evolvere, raggiungendo la massima espressione.

Il figlio del sole ha un’anima luminosa e infinita, ardita eppure sorniona. Aranciato e lucente, mette insieme un insieme di profumi che riportano alla terra mediterranea e assolata, ai tratti inconfondibili del moscato, spunta il fieno dorato, il grano arso, la visciola sotto spirito, l’arancia amara, è finemente balsamico, con sbuffi di cenere. L’assaggio volge all’ infinito, complesso, ci ricorda che è figlio del sole, pur non risultando ne’ cotto, ne’ dolce, ma fiero, ardito, accogliente, desideroso di raccontare la sua storia, come spesso fa la gente da queste parti. Scorre leggiadro sul ritmo tannico, questo è un altro aspetto che colpisce molto, grazie al grado alcolico non elevato (12,5% vol), favorendo la possibilità di abbinarlo a tutto pasto.

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