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Villa Diamante e i suoi fantastici Fiano In tre ettari di vigna si è fatta la rivoluzione

Fiano Vigna della Congragazione Clos d'Haut Villa Diamante

Villa Diamante e i suoi fantastici Fiano  In tre ettari di vigna si è fatta la rivoluzione

Molti pensano che per cambiare le cose, per ottenere che queste vadano come desideriamo, ci vogliano grandi mezzi e interi partiti di persone. Più episodi ci hanno dimostrato che non è così, che la determinazione del singolo, fondata su basi concrete e sulla perseveranza, può tanto, che i risultati conquistati creano poi un effetto domino, incoraggiando anche altri a seguire l’esempio dato.

Era esattamente l’idea di Antoine Gaita che, puntando sulla forza del proprio pensiero libero, è riuscito ad attirare l’attenzione del mondo enoico sui suoi tre ettari di Vigna della Congregazione, in via Toppole a Montefredane. Sicuro delle potenzialità espressive del Fiano delle vecchie vigne intorno alla propria casa, con la testa dura che si ritrovava, e un grande cuore, ha dato anima al vino che voleva, concedendogli la chance di esprimersi in libertà, allegerendolo dei luoghi comuni sulle modalità di allevamento e vinificazione, fino a riuscire a convincere anche i più scettici.

Era il 1996 quando ha iniziato e il suo Fiano Vigna della Congregazione veniva bocciato dalla commissione per il riconoscimento della DOCG, perché insolito per i loro standard, con profumi non consueti, per quella profondità di espressione olfattiva e degustativa che pareva cosa troppo strana.

Oggi tutto ciò fa molto ridere e sappiamo bene quanto siano amate le sue bottiglie, sia sul territorio nazionale che oltre - all’estero sono apprezzatissime nonostante l’azienda sia piccola nei numeri. Tutto sommato quei respingimenti gli servirono per fare rumore, ad armare la sua rivoluzione in via Toppole dove molti appassionati del mondo del vino arrivavano per approfondire la sua conoscenza e quella dei suoi fiano. Le parole più importanti le hanno dette, e scritte, loro, i vini, annata per annata piacevano così tanto da calamitare l’interesse.

Villa Diamante e i suoi fantastici Fiano  In tre ettari di vigna si è fatta la rivoluzione

La sua ultima annata prodotta è stata la 2013, da quel momento a condurre l’azienda ci sono sua moglie Diamante, e la figlia Serena che ha raccolto e fatta propria quella grande passione per le vecchie viti intorno alla casa in via Toppole. Serena conseguirà la laurea in enologia a settembre 2022, è prossima e già attivissima tra i filari e in cantina. L’enologo che segue il loro progetto è Vincenzo Mercurio che ha saputo mantenere solidi gli equilibri e alta la qualità dei vini.

Ciò nonostante, le difficoltà per due donne in un territorio ancora molto isolato, conservatore, è difficile nella gestione dei rapporti con il personale da impiegare per le potature e la vendemmia. Inutile nascondere che ci vuole tanta forza, ma tanta, per gestire questi particolari avendo delle idee precise sulle metodologie finalizzate alla salvaguardia e valorizzazione delle vecchie piante, con una età media di 30 anni, un patrimonio prezioso che non si vuole perdere o trascurare assolutamente.

La degustazione dei vini avviene nella sala del camino, intima e con ampia veduta sulle viti che la circondano.

Puoi spendere fiumi di parole sui tuoi principi, sulla storia e la successione dei fatti, ma poi è il vino a dire le cose più importanti e a convincere.

È andata proprio così per gli assaggi in questa assolata e fredda giornata di gennaio, al tepore del camino, sul grande tavolo da pranzo.

Vigna della Congregazione Fiano di AV Riserva 2019 - se ne producono 6.200 bottiglie all’anno – i terreni sono argillosi e con un alto strato in superficie di sabbia soffice che mantiene una buona aereazione e idratazione. Altitudine 430 metri s.l.m.

L’aggettivo che mi viene da attribuirgli è “luminoso”, mi fa pensare alla luce in tutti i suoi aspetti. Radioso, sa riportare quei caratteri propri della vigna specifica, con andamento elegante. Profondo ed espressivo sia nei profumi che all’assaggio, apre suoi toni delicatamente fumé e balsamici, di mentuccia e timo, sussurrati, per virare poi sugli accenti agrumati e minerali di sasso marino. In bocca è avvolgente, estremamente piacevole, verticale nella freschezza, vuole ancora il suo tempo per dire di più e se lo merita tutto.

Vigna della Congregazione Fiano di Av 2013 - L’ultima vinificata da Antoine, spettacolare nel bicchiere e da attendere perché si racconti fino in fondo. Di suo per l’andamento climatico è stato un millesimo molto buono, poi il padrone di casa l’ha reso un capolavoro – vendemmia fine ottobre. Preciso in tutti i suoi passaggi, mantenendo quella capacità di coinvolgere, ed emozionare, che possono camminare insieme, allearsi specie se si vuole avere il piacere di cavalcare i tempi lunghi. Tanta energia e grande emozione per lo spessore dell’espressione. Appena dorato e pieno di luce, ampio nei profumi che vanno attesi: da subito le nuance fumé e balsamiche, poi la castagna, nocciola tostata, zafferano, bergamotto, messi insieme in accordi di piena armonia diretti dal tempo. Assaggiandolo alla cieca riporterebbe esattamente in via Toppole, ma tradirebbe i suoi anni. È un giovincello che corre in salita senza avere il fiato corto.

Clos d’Haut Fiano di Avellino riserva 2019 - l’altra piccola vigna molto amata da Antoine, è un po’ più in alto rispetto a Vigna della Congregazione, l’altitudine è di 450 metri s.l.m. C’è diversità tra i due, e si avverte tutta. Qui leggerezza ed eleganza volteggiano sulle punte. Tratteggia nell’immaginario un campo fiorito e bagnato dalla rugiada di primavera, con tutto il suo entusiasmo di riprendere il respiro della vita spargendolo su ogni cosa. Sinuoso nell’andamento, giovane, rimanda fiorellini bianchi, cenere, sasso marino, il sorso è sottile e vibra di energia, salino da subito e lunghissimo.

Ad Ultimum Taurasi Riserva 2009

che peccato che Diamante non voglia riprendere la produzione di questo vino trovando difficoltà nell’acquisto delle uve e nel poco spazio a disposizione in cantina.

Antoine per questo millesimo comprò le uve aglianico a Montemarano. È un Taurasi superlativo, che rispetta l’esuberanza del vitigno vinificato con competenza. Di piena piacevolezza, mantiene in duplice accordo l’austerità, la profondità e l’andamento elegante fino in fondo. Ad avercene!

Anche attendere i tempi di Serena è stato importante perché si lasciasse andare al suo sentire, al racconto dei vini, ai progetti per loro e per sé stessa, all’entusiasmo nell’immaginarli riconducendoli sui passi di Antoine, con la forza degli studi specializzati e il vigore della gioventù.

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