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Yeraz 2016 il sogno armeno a 1600 metri sul Monte Ararat

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Yeraz 2016 il sogno armeno a 1600 metri sul Monte Ararat

Cantina Zorah

Rind Village, Rind, Armenia
Mail: info@zorahwines.com
I vini
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Seimila anni di storia in una bottiglia, è il claim che cerca di concentrare in una piccola frase il grande valore della cantina Zorah.

Siamo in Armenia, dove ha origine la storia del vino e dove la fillossera non è mai arrivata. Praticamente un museo del vino a cielo aperto, in uno scenario di estrema bellezza, ora austera per le alte montagne, ora agreste e puntellata di antichi monasteri e vigneti.

Quanto mi ha fatto venire voglia di andarci la chiacchierata con Zorik Gharibian e suo figlio Oshin,

in occasione del grande evento di presentazione del catalogo 2024 di Cuzziol Grandi Vini, presso palazzo Brancaccio a Roma. Sarei stata ore ad ascoltare la loro storia e quella di questo territorio di antica memoria, strettamente legata alla vite e al vino.

Yeraz 2016 il sogno armeno a 1600 metri sul Monte Ararat

Grazie all’impeto visionario di Zorik, si riesce a sorseggiare un eccellente esempio di vino armeno, da vigne centenarie, e con l’uso delle storiche anfore, che qui prendono il nome di Karasses. La forte oppressione sovietica ha calato lungamente il silenzio su questo enorme patrimonio culturale e produttivo, del quale, solo grazie a Zorik, possiamo prendere visione e avere concreta consapevolezza.

La cultura del vino ha attraversato i tempi ininterrottamente,

fino all'era sovietica, quando Mosca designò l'Armenia come un paese produttore di brandy, sradicandola del tutto.

Siamo esattamente nel villaggio di Rind, al centro della regione Vayotz Dzor, e proprio difronte l’azienda Zorah è situata la cantina più antica del mondo, oggi sito archeologico, Areni 1, con i suoi 6000 anni. Fonte di studi importanti che qui hanno rilevato un’organizzazione produttiva di alto profilo, e per di più, con le annate impresse sulle anfore.

Yeraz 2016 il sogno armeno a 1600 metri sul Monte Ararat

Dall’analisi del dna effettuata sui vinaccioli ritrovati, si è potuto accertare che siano di uva areni (prende ovviamente il nome dal luogo), quella che ancora oggi viene coltivata nella regione Vayoz Dzor. La ritroviamo nei vigneti centenari di Zorik, che fieramente si arrampicano fino a 1600 sul monte Ararat, sacro per gli armeni. In realtà è uno strato vulcano, inattivo da moltissimo tempo, e su questo versante ha sempre favorito la viticoltura, grazie alle altitudini spinte, ai suoli vulcanici, al clima protetto, ma anche alla cultura cattolica che accompagna l’Armenia da sempre. Zorik racconta che purtroppo in questa terra difficile e martoriata, eppure bellissima e ricca di risorse, non si producano più le anfore, karasses, per cui insieme alla sua famiglia va a ricercarle nei vari villaggi della zona, casa per casa.

Yeraz è un vino di straordinaria bellezza, in tutti i sensi.

Yeraz 2016 il sogno armeno a 1600 metri sul Monte Ararat

Per i valori che mette insieme, per la nobiltà del progetto della cantina Zorah, e per la sua straordinaria espressione nel bicchiere. Accade sovente che, dopo avere ascoltato storie ricche e colorite, non troviamo pieno riscontro nella qualità del vino. Invece in tutte le etichette di Zorah, questo obbiettivo è centrale, i vini sanno sorprendere per l’eccelsa fattura.

Yeraz è una delle etichette di punta, vuol dire “il sogno” in armeno, ed è il nome della moglie di Zorik. Insieme hanno deciso di tornare alle proprie radici armene, dedicandosi a questo progetto che incarna le nobili origini di queste terre millenarie. Il Giardino dell’Eden della cultura mondiale del vino, con numerose varietà di uve autoctone, geneticamente diverse dal resto del mondo.

Yerez 2016 è un rosso da uve Areni Noir, da viti ad alberello di 150 anni, allevate a 1600 metri sul livello del mare - vengono fisicamente raggiunte solo per la potatura e per la vendemmia. La fermentazione avviene in vasche di cemento grezzo, a temperatura controllata, poi il vino affina due anni in anfora, con passaggi in botte di 31 ettolitri non tostata.

La bellezza di questo vino sta anche nella sua precisione, niente sbavature o accenti non puliti.

Tanta profondità e lunghezza, incanta già a primo naso che spazia dalla resina alla prugna, rosmarino, pepe nero, poi torna il frutto nei toni dell’amarena, e la canfora. Bocca sottile, ora avvolgente, ora austera nell’impatto con la trama tannica, finissima e nobile. Succoso e di pieno ritmo, agile sulla spinta della freschezza che accompagna con discrezione l’assaggio, lungo e puro.

Un onore averti sorseggiato!

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