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Gli esperti dicevano: "Le persone non torneranno più al ristorante". Alla luce dell'ultimo weekend: vi sentite un po' virologi da salotto Tv?

Gli esseri umani si uniranno sempre dinanzi a un fuoco per dialogare e condividere del buon cibo

Gli esperti dicevano: "Le persone non torneranno più al ristorante". Alla luce dell'ultimo weekend: vi sentite un po' virologi da salotto Tv?

Com'è che dicevano illustri economisti e gastronomi?

"Le persone non torneranno più al ristorante perché si abitueranno a questa nuova normalità"

"Consumeranno il loro pasti sul divano di casa ordinando comodamente dalle piattaforme di delivery!"

"Una nuova era è cominciata, entro il 2030 non esisterà più la ristorazione ma solo Dark Kitchen. L'emergenza ha accelerato l'inevitabile processo"

Queste ipotesi non mi convincevano, nonostante non possedessi capacità divinatorie di predire il futuro come i miei colleghi, per una questione molto semplice (su cui sono stati scritti, e ancora si potrebbero scrivere, infiniti trattati e che a loro sarà sfuggita in quanto immersi in migliaia di dati):

Gli esseri umani di qualsiasi civiltà ed epoca, estrazione sociale e posizione geografica fin dall'alba dei tempi si sono riuniti intorno a quello che poteva essere un fuoco, un tavolo; in un'epoca più vicina hanno optato per luoghi adibiti al consumo alimentare per discutere e socializzare costruendo comunità, talvolta intere civiltà e, tra un bicchiere e l'altro, sono finiti addirittura per decidere l'esito di conflitti bellici stabilendo nuovi confini nazionali.

Questa pandemia, che Dio (o chi per esso) ce ne liberi presto, ci ha dato solo la possibilità di trovare e provare nuovi modi - per soddisfare la nostra esigenza di coccole e cose buone - che non facevano parte delle nostre abitudini (asporto, delivery) e che resteranno (e stavolta sono io a profetizzare) sempre un surrogato, un'alternativa alla tavola in quanto il cibo non è solo cibo: abbiamo bisogno del fattore umano, di sentirci, di respirarci.

Cari illustrissimi profeti, come vi sentite dopo aver visto le immagini dei centri cittadini affollati da migliaia di persone in cerca di un pasto? Sorpresi? Impauriti?

Non dovreste. Nelle vostre dettagliate analisi profetiche, vi siete persi qualcosa di tanto evidente quanto semplice: siamo umani e in quanto tali siamo nati per condividere.

Fin da subito (qui) mi è stato chiaro che queste ipotesi fossero strampalate, forse dettate dall'emozione e dall'incapacità di poter analizzare un evento che mai si era verificato prima ma... non vi era alcuna motivazione affinché gli umani smettessero di essere tali.

Non mi ha sorpreso per niente vedere in fotocopia, e in tutta la penisola (e ovunque nel mondo fosse possibile), le stesse scene.

In un weekend baciato dal sole e con la possibilità di avere un pasto fuori, gli umani (come da migliaia di anni è nelle loro usanze) si sono riversati per le strade e hanno cercato conforto nei luoghi di aggregazione dove, tra pietanze gustose e calici colmi di nettare divino, sono riusciti a nutrire corpo e spirito buttandosi alle spalle i recenti dispiaceri e facendo quello che da sempre è stato alla base di ogni comunità: mangiare insieme, condividere, parlare, sorridere.

Ovviamente tutto questo, come ampiamente previsto, ci ha parzialmente cambiati ma probabilmente solo sotto l'aspetto economico. Siamo tutti più poveri e questo ci indurrà a scelte differenti, magari più ragionate dovendo far quadrare i conti ma una cosa è certa: il cibo non sarà mai solo cibo, o meglio, non sarà mai espletare una semplice funzione organica, di appagamento fisico di nutrimento (come l'oracolo ci aveva immaginati). Siate fiduciosi, presto o tardi torneremo a vivere come sempre, è nel nostro DNA.

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